I fattori di ranking su Google

by francesco 10.1K views15

Ultimo aggiornamento 19 Aprile 2024

I ranking factors di Google sono appunto i singoli fattori che messi insieme determinano la maggiore o minore rilevanza di una o più pagine web per un ambito di ricerca particolare. All’aumentare della rilevanza miglioreranno i posizionamenti nel motore di ricerca. I fattori di ranking sarebbero un paio di centinaia (il condizionale è d’obbligo) e sarebbero noti. Quello che Google non ci dice è il peso di ciascuno di essi rispetto agli altri e rispetto al posizionamento.

Fai attenzione, Google non ci fornisce quest’informazione semplicemente perché non esiste, o meglio non c’è un fattore di ranking che in termini assoluti pesa 20 su 100 o 50 su 100, ora ti spiego perché.

Chessidiceingiro

Ogni tanto sento dire che i link hanno perso importanza e non spingono più come prima, poi dopo qualche minuto arriva un SEO a sostenere il contrario, poi un altro scrive un post sul fatto che Google apprezza i testi lunghi, puntualmente smentito dal collega che gli ricorda l’inutilità degli spiegoni. Epico il SEO “sistemista” che parla dell’ip come fattore di posizionamento più importante, anch’egli smentito dal titolare di PBN che va fortissimo con ip presi a caso, puntando tutto sulle triangolazioni, ché sono il varo fattore di ranking superiore!

Se segui le discussioni nei gruppi, le cose che ho scritto qui sopra ti suoneranno anche un po’ familiari e probabilmente ti sarai chiesto chi sbaglia e chi ha ragione. Te lo dico subito: hanno ragione tutti… e allo stesso tempo sbagliano.

Gli studi delle softwarehouse

Il primo studio di SEMrush sui fattori di ranking pubblicato nell’estate del 2017, ha analizzando le prime 100 posizioni per oltre 600.000 parole chiave, mostrando il seguente ordinamento per questi fattori di ranking:

  1. Visite al sito web
  2. Tempo trascorso sul sito
  3. Pagine viste per sessione
  4. Frequenza di rimbalzo
  5. Link da domini di riferimento
  6. Lunghezza del contenuto
  7. Sicurezza del sito (HTTPS)
  8. Parole chiave nel testo
  9. Keyword density
  10. Parole chiave nel titolo
  11. Parole chiave nei meta
  12. Video nella pagina
Sintetizzando il report, il gap nella lunghezza del testo differisce del 45% tra le pagine in posizione top 3 e quelle in top 20; i siti web in prima posizione hanno mediamente 10.000 domini di riferimento in più da cui provengono link rispetto a chi è in decima posizione; il 65% dei domini che si posizionano più in alto nei risultati utilizza il protocollo https; la frequenza di rimbalzo per i domini tra la prima e la terza posizione è del 49%; il numero ideale di pagine visitate per sessione è di 3 – 3,5; solo il 18% dei siti web che si posizionano bene per keywords ad alto traffico non sono ottimizzati per quella keyword.
Da questo studio emergerebbe che il primo fattore di ranking sono le visite al sito web, ma (chiedendo scusa a Marzullo) un sito si posiziona perché fa visite o fa visite perché si posiziona?

Aggiornamento novembre 2017

Un aggiornamento appena pubblicato da Semrush ha integrato nel computo dei fattori di ranking una serie di importanti specificazioni riguardanti la backlink analysis. Nello specifico parliamo di 5 nuovi fattori analizzati:

  • Numero totale di IP di provenienza
  • Numero totale di backlink
  • Numero totale di backlink follow
  • Numero totale di anchor text diversi per i backlink
  • Presenza di parole chiave negli anchor text dei backlink
A fronte di queste integrazioni, il grafico rilevato è questo qui:
ranking factors at glance
Ranking factors at glance

I nuovi fattori presi in esame sembrano avere un’incidenza media, minore delle metriche comportamentali (tempo di permanenza, pagine per sessione) e maggiore delle metriche di ottimizzazione onpage. Come dire che conta sempre meno ragionare di quali parole chiave infilare in pagina e sempre più capire come costruire pagine web davvero fruibili ad ogni livello, non solo a quello testuale, ma proprio rispetto alla media research in funzione dell’argomento e del segmento di mercato. La SEO content è dunque una disciplina che apre un ambito di studi quantomai vasto, come puoi vedere in questo mio video di due giorni fa ripreso nell’ultima edizione di SMXL a Milano.

L’equilibrio ponderato nei fattori di ranking

Premettendo che non credo un fattore di ranking abbia peso da solo, ma sempre in compresenza di altri e in rapporto di equilibrio con questi, in quest’articolo vorrei lanciarti una provocazione: non pensi sia strano che tale rapporto sia sempre lo stesso indipendentemente dal tipo di sito web e dal segmento in cui si affaccia? Soprattutto, se Google stabilisse che occorrono “sempre” testi di almeno 3.000 battute su siti web con 10.000 domini di riferimento in cui le persone rimangono mediamente 3 minuti e mezzo, quanto pensi ci metteremmo noi SEO a scoprirlo? In effetti i siti che ottengono buoni risultati di posizionamento in segmenti diversi presentano molte differenze su tanti aspetti.

Per fare un esempio, la quantità ideale di testo in un sito e-commerce non può essere la stessa di un blog che offre recensioni e tutorial. Se il parametro ideale fosse di 3.000 battute, per la ricerca profumi online dovremmo vedere solo siti web che “scrivono” di profumi e nessuno che ne vende, ma gli utenti che cercano profumi online vogliono comprarli, non leggerne la storia e la geografia. Allo stesso modo, un profilo di link solido, sarà meno importante via via che il testo risponde meglio di altri alle diverse intenzioni di ricerca degli utenti, quindi non è questione di trovare l’equilibrio esatto tra fattori, ma di capire che al variare dell’ambito di ricerca, tale equilibrio sarà più spostato verso alcuni fattori piuttosto che altri.

I video possono pesare maggiormente in un foodblog e meno su di un e-commerce, così come i link possono spingere meglio un sito aziendale con pochi contenuti, rispetto a quanto possano farlo con un sito che pubblica pillar article su come imbiancare casa.

È a partire da queste osservazioni che mi piacerebbe fosse sviluppato uno studio.

Come potrebbe funzionare uno studio sui ranking factors

Gli studi di SEMrush continuano ad essere segmentati per volume di ricerca delle chiavi, invece che per aree (segmenti) di mercato. Operando in questo modo all’interno di ciascun segmento finiscono siti web molto diversi tra loro, che potrebbero richiedere un equilibrio differente tra fattori di ranking per crescere in rilevanza. Rimane tuttavia il primo studio sviluppato segmentando le chiavi per volume di ricerca, quindi è sicuramente un contenuto di valore.

Ecco i quattro scaglioni presi in esame:

  • Low volume (1 -100)
  • Mid volume (101 -1,000)
  • High volume (1,001 -10,000)
  • Very high volume (above 10,000)

La mia proposta per SEMrush rimane la stessa: perché non sviluppare uno studio che invece tenga conto dei fattori di ranking per tipo di ricerca invece che per volume? Probabilmente verrebbero fuori informazioni ancora più interessanti di quelle emerse da questo pur valido studio.

E tu, che ne pensi?