Sulla SEO per aziende tecnologiche

by francesco 2.4K views0

Ultimo aggiornamento 2 Gennaio 2018

Le aziende tecnologiche all’avanguardia, quelle che sviluppano progetti di internazionalizzazione, quelle che le persone normali fanno fatica a capire di cosa si occupano, quelle che hanno per clienti altre multinazionali in settori che vanno dalla siderurgia all’industria petrolchimica, sì, proprio quelle aziende che ti lasciano a bocca aperta, perso nella domanda: “e mo come faccio ad aumentare il traffico di questo progetto?”

seo aziende tecnologiche
SEO per aziende tecnologiche

Fiko, ma per pochi!

Conosco siti web in campo industriale con le caratteristiche descritte sopra, assolutamente meravigliosi sotto il profilo dell’offerta informativa rispetto ai materiali e alletecnologie di sviluppo. Tutto perfetto, salvo che ci troviamo in un ambito di iperspecializzazione tale che il sito web può essere consultato con cognizione di causa da non più di 1.000 persone in tutto il mondo.

Oh, non è sbagliato, anzi va benissimo. Io sono quello che va in giro da anni predicando l’iperspecializzazione, ché altrimenti sei sostituibile. Molto meglio essere i primi in un ambito ristrettissimo, piuttosto che un numero tra i numeri (che danno i numeri). Intanto l’essere specialisti in un solo aspetto di un ampio processo produttivo ti aiuta molto nella battaglia sulla visibilità organica rispetto alle parole chiave più superficiali e “larghe”. Questo avviene perché Google compone le serp con risultati differenziati anche pertipologia di sito web. Se ad esempio cerchi rimozione amianto, Google mostra in prima pagina aziende, blog, forum e documenti PDF, quindi non conta solo quello che scrivi, ma anche quanto Google riesce a percepirti come risorsa “diversa” dalle altre e per questo interessante.

Come fare SEO sul brand?

Detto questo, rimane un problema di comunicazione nella misura in cui si voglia lavorare al posizionamento su Google di un brand ipertecnico che realizza bulloni per astronavi in zircotitanio plutonico (tranquillo, non esiste). In sostanza, come faccio ad allargare la platea per un brand se questo brand parla di argomenti oscuri al pentagono?

Ok, a che (e a chi) serve?

In casi come quello descritto sopra, occorre allargare il campo alle occasioni d’uso, agli ambiti di applicazione, soprattutto alle figure professionali coinvolte. Per farla breve, se un’azienda produce i famosi bulloni per astronavi, la visibilità organica non si produce solo nel descrivere il processo di lavorazione dello zircotitanio plutonico, ma nel parlare di astronavi, rivolgendomi agli ingegneri aerospaziali. Ecco l’esempio rimane un tantino forzato, ma forse rende l’idea.

Campi di applicazione e siti web in topic

Quali sono gli ambiti di applicazione di una tecnologia? Quando sviluppo consulenze SEO integrate su più fronti per progetti di questo tipo, passo giorni a guardare le centinaia di altri siti web che Semrush mi riporta tra i competitor organici. Non mi limito al software, li apro tutti e ci guardo dentro. Per ciascun sito web cerco di capire peculiarità,modello di business e pubblico di riferimento, dopodiché comincio a farmi un’idea sulle aree da trattare, sul piano editoriale da proporre e sugli interlocutori da intercettare.

Che mestiere fanno le persone che potrebbero nutrire un interesse indiretto per l’azienda che sto seguendo? Sì, ho detto indiretto, perché quando lavori per ampliare il bacino di utenza senza snaturare la comunicazione di un marchio, hai bisogno di starnutitori, vale a dire, persone che pur non direttamente interessate a quello che vendi, trovino il tuo lavoro una gran fikata e siano pronti a parlarne in giro. Questo processo è alla base del branding aziendale.

Non snaturare il progetto originale

Riempire il sito web di un’azienda iperspecializzata con articoli che parlano di altro da ciò che l’azienda produce, pur restando in ambito di pertinenza, è rischioso sia perché può confondere le idee agli utenti direttamente interessati nell’offerta originale dell’azienda, sia per motivi strettamente legati alla dispersione di juice verso contenuti off topic. Tanti non si accorgono che dietro al blog aziendale interno si nascondono spesso i problemi di visibilità, come dire che se il tuo sito web ha 10 pagine che descrivono i servizi e 100 articoli che “divagano” parlando d’altro, Google non capisce più di cosa parla il sito… e questo non va bene.

Soluzione

La soluzione è sviluppare un piano editoriale come quello che ho descritto sopra, su dominio indipendente, separato da quello principale.

Se ci pensi è un po’ quello che faccio con Flamenetworks. Gli articoli che scrivo sul loro blog (di terzo livello) sono assolutamente rivolti al loro target, ma non parlano quasi mai di servizi hosting. In questo modo non pubblicano contenuti marketta e possono consolidare il proprio brand rispetto al pubblico di riferimento senza preoccuparsi che quella montagna di articoli pesi negativamente sui contenuti business, che restano sul sito principale, al sicuro.

Conclusioni

Il risultato misurabile di una campagna SEO di brand centrata sul content marketing è la crescita del volume di ricerca per le chiavi di brand, quello non (facilmente) misurabile è l’aumento di attenzione verso il brand a seguito del posizionamento di contenuti trasversali, locati spesso altrove e comunque riconducibili al marchio.

Ti sembra difficile? Pensa a quanto è difficile capire di cosa parlano certi siti… madò.