Google update, come funzionano (e come capire se ti colpiscono)

by Francesco 0

Ultimo aggiornamento 7 Agosto 2025

Questo articolo spiega in modo chiaro e diretto cosa sono gli aggiornamenti di Google (Core Update, Helpful Content Update, Spam Update, ecc.), come funzionano, perché spesso vengono percepiti come ingiusti e come capire se il proprio sito è stato colpito. Vengono forniti strumenti per il monitoraggio e consigli pratici per recuperare visibilità, sia in ambito editoriale che e-commerce. Il tutto con un tono critico e realistico, lontano dalle dichiarazioni rassicuranti di Google.

Immagina di avere un bel giardino. Non uno qualunque: il tuo orticello digitale, curato con pazienza, pagine ben potate, link interni irrigati a dovere, contenuti coltivati sotto il sole di un buon search intent. Poi un giorno ti svegli e… Google ha cambiato il clima.

Il tuo pomodoro di punta – quell’articolo che stava primo per “come fare SEO con ChatGPT” – è improvvisamente avvizzito. L’insalata (i tuoi contenuti evergreen) ha perso croccantezza. E il rosmarino, che non muore mai? Sparito dal primo SERPiano.

Benvenuto in giardino durante un Google Update.


Cosa sono gli aggiornamenti di Google (senza la fuffa)

Google dice che aggiorna l’algoritmo “migliaia di volte l’anno”. Traduco: il tuo terreno è soggetto a micro-terremoti quotidiani, scossette di assestamento che aggiustano qua e là i livelli di umidità, il pH e la distribuzione dei nutrienti digitali.

Ma ogni tanto arriva il Core Update. Non un’aggiustatina. Un bel colpo di zappa dritto nel cuore dell’orto. Un cambio nella filosofia della coltivazione. Google non ti dice mai esattamente cosa ha fatto, ma ti lascia un comunicato stampa che suona più o meno così:

“Non c’è niente di sbagliato col tuo contenuto. Forse hai solo bisogno di essere più utile. O forse no. In ogni caso, stai sereno.”

Tradotto: se hai perso visibilità, è un problema tuo. Se hai guadagnato, merito nostro.


I tipi di update: dal colpo di scure al taglio estetico

Vediamoli come interventi da giardiniere, così ci capiamo:

  • Core Update = potatura strutturale. Cambia la forma dell’intero giardino. Ciò che prima era centrale, ora diventa contorno. E viceversa.
  • Helpful Content Update = diserbo selettivo. Taglia l’erbaccia creata solo per piacere ai motori, anche se esteticamente carina.
  • Spam Update = irrorazione antiparassitaria. Via keyword stuffing, cloaking, link tossici e trucchetti da prestigiatore di provincia.
  • Product Reviews Update = giuria del concorso orticolo. Premia i contenuti che raccontano l’esperienza diretta, non quelli che leggono il retro del sacchetto dei semi.
  • Tuning Update = aggiustatine di irrigazione. Nessun annuncio, nessuna pietà. Ti accorgi solo che qualcosa è cambiato, ma Google non te lo dice.

Sono stato colpito? Ecco come capirlo (prima di piantare ortiche)

Capire se un update ti ha colpito non è una scienza esatta. È più come accorgersi che le foglie stanno ingiallendo. I segnali:

  • Improvviso calo di traffico da un giorno all’altro
  • Peggioramento netto del ranking su query non stagionali
  • I tuoi competitor ti sfrecciano davanti senza motivo apparente
  • Search Console mostra più impressioni… ma meno click

Se vedi tutto questo, non sei sfigato: sei aggiornato. O meglio, lo è Google. Tu ne paghi il prezzo.


Gli strumenti da giardinaggio digitale (aka i tool utili)

Per non essere cieco nel tuo campo:

  • Google Search Console: guarda le variazioni di impression e click nei 2-3 giorni attorno alla data dell’update (se Google ha il buon cuore di annunciarla).
  • Sistrix / Semrush / Ahrefs: strumenti da vivaio professionale. Monitorano la salute delle tue SERP come un termometro per piantine stressate.
  • SEO Radar / VisualPing: se vuoi tenere d’occhio i competitor e capire se è il tuo orto ad aver preso grandine o se è stata una grandinata globale.

Come uscire dal disastro (senza bruciare tutto)

Caso 1: sito editoriale

Il tuo problema è che Google pensa tu stia piantando in monocultura. Stessi argomenti, stessa forma, stessi intenti.

Soluzione:

  • Diversifica i contenuti: nuove angolazioni, nuove rubriche, nuovi formati.
  • Alza la qualità: metti autorevolezza, fonti, firme. Smettila di parlare “a caso”.
  • Rinfresca i contenuti vecchi: taglia i rami secchi, aggiorna ciò che è superato.

Caso 2: ecommerce

Qui l’update colpisce come la peronospora: ti porta via visibilità sui prodotti, anche se le pagine sono ben schedate.

Soluzione:

  • Aggiungi contenuti originali nelle schede prodotto: recensioni, consigli d’uso, confronti veri.
  • Cura le pagine di categoria: fai da guida esperta, non da commesso muto.
  • Rendi la UX più “umana”: filtri chiari, percorsi logici, zero ansia da navigazione.

Ma è tutto ingiusto?

No, è tutto… Google. L’algoritmo non è un tribunale. Non ti dice se sei buono o cattivo. Ti valuta in base ai suoi standard attuali, che cambiano con la stessa coerenza con cui un ciliegio fa i fichi.

Sì, è frustrante. Sì, molti update fanno danni anche a chi fa un buon lavoro. E sì, è vero che a volte sembra premiato chi butta concime tossico sulle SERP. Ma il punto è che Google è un ecosistema instabile: tu devi essere un giardiniere adattivo, non un monocultore.


Conclusione (e invito non troppo velato)

Se il tuo orto digitale è in crisi, non ti serve un guru che ti promette miracoli, ma qualcuno che sappia leggere il terreno, capire il meteo e aiutarti a rimettere tutto in produzione.

Per una consulenza, per analizzare i danni o solo per capire se vale la pena riseminarci sopra:
scrivimi da qui.

La zappa te la passo io. Ma il giardino è tuo.