Intervista SEO: Salvatore Capolupo

by francesco 2.7K views0

Ultimo aggiornamento 28 Maggio 2017

salvatore capolupo
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Raramente sono rimasto colpito come quando ho visto il blog di Salvatore Capolupo, cioè, uso ogni tanto il terzo livello per pubblicare articoli, ma il dominio principale non lo conoscevo… un’esperienza da fare! Nell’attesa del vostro feedback ringrazio Salvatore e mi connetto idealmente con lui al suono della nostra frase di rito: rispondi tranquillamente, tua madre, comunque, non lo scoprirà. 🙂

 

1) In che anno hai cominciato e soprattutto perché? (puoi ancora smettere)

In realtà sono un ingegnere informatico “vecchia scuola” nato, lavorativamente parlando, come sviluppatore di software: dopo qualche anno, abbastanza stufo di quel mondo e dei suoi ritmi vagamente alienanti, ho deciso di intraprendere una nuova strada. Questo essenzialmente perché fare SEO è obiettivamente più stimolante per me, e dubito che oggi come oggi tornerei mai sui miei passi. Da sempre, in ogni caso, mi occupo con entusiasmo di software per il web e l’estrazione dei dati: per me fare SEO è stato quindi, forse un po’ insolitamente, un processo naturale, legato a comprendere come quei processi funzionino nella realtà, seppur con qualche approssimazione.

2) Come hai imparato a fare SEO?

Mix di pratica e teoria. Un po’ di teoria mi deriva dalla lettura di articoli più o meno autorevoli, spesso con un approccio “tosto”, quasi accademico, formale (un esempio: seo-theory). Molti dicono che sia roba inutile, ma da anni sostengo ostinatamente il contrario: del resto leggere articoli molto tecnici – e non le solite pippe mentali markettomani – aiuta molto a non farsi condizionare da opinioni personali durante le proprie attività, e consente di adattarsi a schemi spesso contro-intuitivi, e tutt’altro che legati a rapporti causa-effetto. Il resto è stata per me sana pratica, errori a valanga, applicazione di buonsenso, qualche chiacchiera con colleghi del settore e “try & test”, sempre orientato al “perché” fare una cosa piuttosto che un’altra.

3) Cosa faresti a Matt Cutts se vi trovaste di notte da soli in un vicolo buio e senza telecamere?

Riporto l’improbabile dialogo che si svolgerebbe:

S Ciao Matt! (emozionato)

MC Hello “Salva” (figuriamoci se mi chiama così ma stiamo fingendo, giusto?)

S Volevo dirti…

MC Ok, great! Please tell me. (capisce ogni parola che gli dico, il buon Matt, ndr)

S Eh (imbarazzato, ndr), dovresti smetterla di postare video in cui dici tutto ed il contrario di tutto. Un giorno il king content, un altro il PageRank supercazzolante, la link baiting emozionale, poi quel benedetto nofollow da usare, da non usare… su dai, non si capisce. La gente pende dalle tue labbra, crede molto in te… hai presente Spiderman? “Un grande potere implica una grande responsabilità…?

MC: …

S Rispondere alle domande dei webmaster è un’idea figa e fa sembrare Google il tuo amico del cuore, ma devi sapere che (soprattutto in Italia) ogni tua parola viene regolarmente travisata, caro Matt, accomodandola al preconcetto del credulone di turno. Tanto varrebbe spendere quel tempo a spiegare alla gente come fare i siti in modo decente.

MC Google Inc. strategies are related…

S Dai su…

MC (si altera) Fuck! (guarda nel vuoto, ndr)

S (pacca sulla spalla) Non prenderla male, su (sorrido): birretta?

4) Quali sono i migliori 10 SEO italiani? In base a cosa li giudichi?

Questa domanda la scanso impunemente, non per altro: mi sembrerebbe di far torto a chi magari è bravissimo e non ho (ancora) la fortuna di conoscere. Non amo questo genere di classifiche, e devo anche dire che ne ho conosciuti pochissimi di persona, di SEO, visto che, per forza di cose (e per pigrizia) lavoro quasi esclusivamente con Skype / email / Google Plus. Difficile dare una risposta, quindi: credo che un SEO eccellente nel settore scommesse online, tanto per dire, potrebbe trovarsi in seria difficoltà sul settore adult o per promuovere un software. Per cui dovresti stilare N classifiche settoriali… non ne usciremmo! Direi che il criterio di giudizio, comunque, sia legato al conoscere bene le dinamiche del WEB, e ad un buon livello di formazione scientifica (che per me resta indispensabile per fare SEO anche se, ovviamente, non devi certo essere anche un programmatore navigato… anzi, spesso è fuorviante pensarla rigidamente in quei termini).

5) Quali sono le condizioni di lavoro ideali e le peggiori per un SEO?

L’ideale è quando il cliente ti considera ciò che sei: un consulente, un essere umano un po’ più specializzato di te che può addirittura sbagliare una valutazione, e di cui bisognerebbe fidarsi. Altrimenti tanto vale restare a casetta a sognare fantomatici business, specie quando non si hanno le idee chiare sul dove la tua azienda voglia arrivare, oppure esistano residui di mentalità “padronale”nel tuo atteggiamento (dalle mie parti – Rende (CS) – diffusissimi, del tipo:DEVI fare X perché ti pago, e anche se X è una cazzata autolesionista per il tuo business). Le peggiori condizioni, in effetti sono quelle in cui hai a che fare con persone che ti considerano un dipendente remissivo alla Fantozzi: non solo SEO, ma anche copy, webmaster, social marketer, consulente finanziario ed “esperto di computer”, of course.

6) Quali software utilizzi per fare SEO?

SEOPanel (free e open source) che utilizzo per tracciare un minimo di storico dei posizionamenti e, solo all’occorrenza, Ahrefs (per trovare backlink e “spiare” la concorrenza). Per il resto tendo ad sfruttare ampiamente gli strumenti di Google, che per me sono eccellenti, anche se non esenti affatto da svarioni e dati incomprensibili: Analytics (le sue funzionalità real-time sono  fantastiche) e Webmaster Tools (sia sempre lodato il tool per il disavow), oltre al classico strumento per le parole chiave di Adwords.

7) Quali consigli daresti a un SEOFITA? (giovane sulla cattiva strada)

Di avere le idee chiare prima di partire, di provare PRIMA a“giocare”un po’ con Google, di non astrarsi mai dal contesto globale (esempio: i contest SEO sono divertenti, ma creano un’idea del tutto distorta del nostro lavoro). E poi suggerimenti sparsi: non fidarsi dei sapientoni/burloni del settore, non disdegnare un po’ di formazione in ambito marketing ed informatico e, soprattutto, lasciarsi sempre guidare dal concreto. Se fare X non avesse senso al mercatino sotto casa per vendere Y, perché mai dovrebbe averne su Google? Ci vogliono flessibilità, iniziativa, coraggio: il settore SEO è allo stremo da anni. È davvero deprimente vedere persone – spesso ragazzini “implumi”, con tutto il rispetto per le generazioni più giovani – che si buttano a capofitto nel settore non appena hanno staccato dalla Playstation, e solo perché hanno letto su internet A e B. Senza business plan, senza strategie, senza documentarsi su nulla se non all’occorrenza e se proprio necessario. Soprattutto, aggiungo, per un SEOFITA è bene avere le idee chiare sulle metriche SEO, su cosa significa conversione, su come monitorare un click: aspetti tecnici da cui è impossibile prescindere. L’esperienza insegnerà poi quali siti siano davvero “ottimizzabili” e quali, invece, siano da scartare perché si basano su idee futili o riciclate (non faccio nomi per evitare polemiche, ma potrei citarne a dozzine…). Queste cose in fondo aiutano noi ed i nostri clienti a renderci conto, per una volta, di quello che realmente si fa nel nostro lavoro, e soprattutto perché. Grazie mille per lo spazio concessomi, invito tutti a fare un giro sul mio blog salvatorecapolupo.it 🙂