Intervista SEO: Paolo Dello Vicario

by francesco 2.6K views0

Ultimo aggiornamento 28 Maggio 2017

paolo dello vicario
paolo dello vicario

Paolo Dello Vicario ha una lunga e bella storia da raccontare. Da giovane nerd appassionato di giochi di ruolo a CEO di un’agenzia di marketing e pubblicità, Paolo ci racconta il suo percorso, fatto di passione e grande determinazione. Lo ringrazio per esserci e come sempre auguro a tutti un sereno inizio di settimana.

 

1) In che anno hai cominciato e soprattutto perché? (puoi ancora smettere)

Purtroppo il perché ho iniziato è veramente una delle cose più nerd che si possono concepire e per questo è una cosa che di solito cerco di evitare di dire.. ma vabbè!

Ho iniziato a giocare con il web da bambino, tirando su il sito del branco del mio gruppo scout (salvando in HTML delle pagine in Word e tirandole sullhosting gratuito Xoomer di Virgilio se non sbaglio) e poi un piccolo giornalino online, sempre per il mio gruppo scout.

Poi nel 2007 arriva la disgrazia: avvio un forum e un blog che parlano di Magic the Gathering; mi facevo conoscere come Shivanking e i miei non volevano che facessi sapere nulla di me (su internet gira brutta gente).

Organizzavamo tornei online di Magic e serviva avere sempre piùvisibilità; mi intrigava come Google Analytics crescesse soprattutto su quel versante e ho voluto iniziare a capire come funzionava.

Leggi una guida di qua, leggi una guida di là e piano piano ho ottenuto qualche risultato interessante (mi ricordo che competevo su una keyword Legacy insieme alla Subaru Legacy e aggiornavo due-tre volte al giorno per vedere se lavessi passata).

Crescendo ho smesso di giocare a Magic (al liceo non ci giocava piùnessuno) ma non ho smesso di fare SEO. Sto provando a smettere da qualche anno. Ci si prova.

2) Come hai imparato a fare SEO?

Ho iniziato facendo varie nottate dietro a diverse guide; avevo stampato quella di motoridiricerca e quella di Giorgiotave, inseparabili compagne al bagno insieme a Topolino. Ma il grosso èstato sicuramente con tanti test e continue letture di articoli di blog di oltreoceano (ho praticamente imparato quelle quattro parole di inglese scritto che so in questo modo). Un grosso salto di qualitàlho fatto probabilmente con il contest Pagerank Patatrak di Giorgiotave, durante il quale grazie a qualche suggerimento di Emanuele Bolondi (bocas sul Forum GT) mi piazzai anche discretamente.

Alla fine del contest ho avuto la fantastica idea di uscire dal bozzolodello pseudonimo di Shivanking e contattare Giorgio Taverniti per parlare a un evento che organizzava a Roma il Symposium GT. Penso fosse la prima volta che davo nome e cognome ed età a qualcuno online. Portai un intervento sulla Black Hat SEO, studiata su Black Hat World e testata su un una sorta di PBN generato automaticamente con uno spinner che avevo tirato su alla male e peggio con PHP e MySQL, incollando pezzi di codice presi qua e là; mi divertiva veramente troppo e funzionava alla grande.

Laltra cosa che andava tantissimo era leggersi tutti i brevetti depositati da Google e Yahoo per cercare di capirne le logiche (quando uscirono i primi brevetti su LDA e LSI mi ero letteralmente fissato, ma non capivo una serie di operatori differenziali che ora ingegneria mi aiuta a capire e grazie ai quali ho potuto riprendere in mano il tutto di recente, per vedere se ci capisco qualcosa di più).

Laltra grande esperienza, più o meno in quello stesso periodo (2008)è con Stefano Brighenti, che poi avrebbe aperto Pro Web Consulting. Ho lavorato con lui a distanza per un paio di anni, su settori decisamente competitivi, e li ho potuto testare una miriade di cose e imparare veramente tanto.

Negli anni successivi ho lavorato da libero professionista per varie realtà, soprattutto nel turistico; poi un anno c.ca di esperienza in una web agency qui vicino e a ottobre 2014 finalmente abbiamo aperto una nostra società di web-marketing (siamo 8, di cui 7 studenti che cercano di andare avanti in ingegneria, fisica, scienze forestali e marketing). Mi sopportano e supportano tutti i giorni e stiamo facendo questa bellissima avventura insieme. Posso nominarli?Daniele Cattaneo e Alessandro Camilletti (amici di una vita),Ivan Cicconi, Elisa Luci, Giuliano Maria Fabbri, Fabio Morelli e Jacopo Cecchini.

Ultimamente mi sto concentrando molto più sulla gestione della società che sui lati tecnici della SEO, ma stranamente proprio ora che dovrei avere meno a che fare con la tecnica… ne sono più affascinato e sto riscoprendo una miriade di cose che ogni giorno mi affascinano e mi sorprendono; le scopro di nuovo in unaltra ottica e mi confermano ogni giorno che è una materia in cui c’è continuamente da imparare e che è uno stimolo costante, anche solo a livello di approccio e impostazione di lavoro.

3) Cosa faresti a Matt Cutts se vi trovaste di notte da soli in un vicolo buio e senza telecamere?

Penso che inizierei a fargli domande sulla sua carriera da maratoneta; sono appassionato di outdoor, di corsa e di trail running e sono rimasto assolutamente sconvolto quando ho scoperto che ha iniziato a correre.

Poi non so perché ma mi ricorda troppo un capo scout che è in Co.Ca. (la sniffiamo una volta a settimana, ma sta per Comunità Capi) con noi.

Boh, non penso avrei molto da chiedergli; la SEO è bella perché c’è questa componente costante di reverse engineering e i “segreti” svelati non mi sono mai piaciuti. Penso che avrei più interesse a chiedere qualcosa a chi è nel management per capirne le politiche aziendali.

E poi ‘sto poraccio di Matt Cutts ogni settimana si cucca un SEO italiano che lo blocca in un vicolo buio senza telecamere… lasciamolo in pace!

4) Quali SEO italiani ti hanno ispirato? In base a cosa li giudichi?

Veramente tanti! E ogni tanto salta fuori qualcuno che magari non ho mai sentito e che fornisce qualche ispirazione fantastica.

Se dovessi fare qualche nome: Giorgio Taverniti (non dal punto di vista tecnico probabilmente, ma per la sua enorme capacità di aggregare e creare continuamente qualcosa di nuovo, di essere sempre una spanna avanti), Matteo Monari – tecnico e capace di dispensare consigli interessanti e pratici, Marco Quadrella – è inesistente online in pratica, ma sempre disponibile per un confronto dal vivo o via skype, Mariachiara Marsella (proprio qualche giorno fa le ricordavo un articolo che mi corresse tempo fa), Marco Loguercio(mi ricordo un suo intervento a un Convegno GT che ora che ho aperto società mi ripeto spesso) e Stefano Brighenti, che ogni tanto mi mette davanti a sfide nuove di cui gli sono grato.

Li “giudico” – anche se è un termine sbagliato – in base a quanto sono disponibili a dare consigli, senza paura di condividere.

5) Quali sono le condizioni di lavoro ideali e le peggiori per un SEO?

Ultimamente – come ho accennato – mi occupo sempre meno direttamente di lavorare sulla SEO, ma tendenzialmente le condizioni ideali/peggiori restano le stesse anche se si lavora su progetti meno circoscritti.

Condizioni ideali: cliente medio-grande che si fida e non vuole perdere tempo in “chiacchiere”, ma esige reportistica dettagliata di ciò che si sta facendo e che magari ha anche delle competenze di base per capire se dall’altra parte ha qualcuno che lo “truffa” o una società che sta lavorando bene. Il cliente con cui si definiscono roadmap e KPI e si va avanti.

Altra cosa: comunica via email per le domande e non via telefono e appuntamenti, che vengono invece limitati a questioni su cui c’è necessità di dialogo.

Condizioni peggiori: cliente che non si fida e vuole avere il controllo costante su tutto ciò che succede, mettendo bocca su tutto.

6) Quali software utilizzi per fare SEO?

Oltre a tutti gli strumenti di Google facciamo uso massiccio di:

•       Excel e Google Drive – senza si muore di noia;

•       Ahrefs (da “figlio” di Yahoo Site Explorer sono abituato a fare analisi dei competitors aprendo link profile uno a uno tendenzialmente, anche per siti grandi, e sto tramandando questa tradizione.. aHrefs ha un buon database e mi sembra il tool che più si avvicina al caro vecchio Site Explorer);

•       SemRush – per i crawl e il tracciamento dei posizionamenti;

•       Screaming Frog / Xenu + Gephi;

•       GT Metrix

•       Buzzstream (outreach)

•       Keywordtool.io / Ubersuggest

•       Scrapebox

Oltre a tanti altri e a una serie di strumenti che stiamo sviluppando internamente per l’outreach, l’automazione di vari processi, la gestione della reportistica e il link prospecting.

La cosa importante secondo me è iniziare a affidarsi ai tool solo quando si sa esattamente come funzionano e si può capire il perché di ogni comportamento. Altrimenti è meglio fare a mano.

7) Quali consigli daresti a un SEOFITA? (giovane sulla cattiva strada)

Testare tanto soprattutto su progetti personali e lavorare su progetti competivi. E poi una cosa un po’ fuori dal coro forse: ammazzarsi di Black Hat e di lettura di brevetti.

I brevetti nel 95% dei casi non vengono utilizzati, ma aiutano a capire come *forse* potrebbe ragionare Google. Sono utili se abbinati a una buona dose di testing.

La Black Hat SEO ha lo stesso scopo formativo a mio parere; non che vada usata su progetti veri (si rischia di fare danni veramente grossi… e poi non è molto etico), ma si impara veramente molto dalla Black Hat vera (non quella dei trucchi, dei soldi facili e dei mezzucci).

E poi vedete la SEO come una materia che comunica col resto del mondo; non ha senso parlare di SEO senza copy, non ha senso parlare di SEO senza marketing, non ha senso parlare di SEO senza IT. Non che si debba sapere tutto, ma bisogna avere cognizione di causa di tutto, secondo me.

Mai scordarsi che:

• stiamo lavorando su degli algoritmi con tutti i loro possibili limiti strutturali;

• un po’ di conoscenze di informatica per capire cosa succede dentro quella dannata black box non guastano mai;

• Google è una società gestita da persone.

Un’altra cosa che ultimamente mi sembra meno fuori dal coro che qualche tempo fa: non si impara solo sul web. La mia (seppur piccola e limitatissima) esperienza personale è che si può imparare tanto anche in un corso di laurea, se ben strutturato, che tendenzialmente non c’entra nulla di nulla.

L’approccio che mi sta dando ingegneria industriale (praticamente meccanica) è una cosa che mi sta migliorando notevolmente; mi fa rabbia quando le persone inveiscono contro l’università e “il sistema” perché magari si sono scottate una volta e fanno poi di tutta l’erba un fascio. Io ho una bella esperienza – sarà forse perché a Viterbo siamo 4 gatti e i professori sono giovani e più entusiasti di noi – e sono convinto che due anni di lavoro in più non mi avrebbero formato allo stesso modo.