Primo (su Google) con un primo

by francesco 6K views4

Ultimo aggiornamento 5 Ottobre 2022

amatriciana
Amatriciana

Nicola Battistoni è la variabile impazzita della SEO italiana. Ho avuto il piacere di conoscerlo e ti assicuro che è un gigante buono in molti sensi, non ultimo per la capacità di riflettere sulle cose. Oggi ti propongo un guest post scritto di suo pugno, in cui racconta il case study che lo ha reso popolare, quello sull’amatriciana. Non tanti “esperti” sono riusciti a ottenere un risultato come questo, quindi ti suggerisco di leggere con attenzione, ché ne vale la pena.

Come è nato tutto

La storia che mi appresto a raccontare, ringraziando Francesco per lo spazio che mi concede, è quella di un test nato per dimostrare l’esistenza e l’efficacia del Topic-N, trasformatosi in un clamoroso successo in SERP, andato ben oltre le aspettative iniziali.

La storia inizia nel mese di febbraio 2015. Mi ero avvicinato da poco al mondo della SEO e stavo studiando e applicando le cose apprese o assorbite durante i corsi e le letture che facevo all’epoca.

Una di queste letture era, guarda caso, il Manuale di SEO Gardening e, arrivato alla parte del Topic-N mi fulmina un’idea. Era il periodo della polemica fra Carlo Cracco e il Comune di Amatrice: oggetto della diatriba, l’aglio in camicia che – a detta dello chef- rendeva migliore la sua amatriciana.

Vuoi vedere, mi dico, che se mischio Cracco e Amatriciana riesco a posizionare un post all’interno di un blog sconosciuto e praticamente senza contenuti?

Detto, fatto: creo il post seguendo le “regole di base della SEO”, focalizzandomi cioè sui contenuti e l’ottimizzazione onpage (compreso l’utilizzo dei microdati). Lo pubblico e me lo dimentico, aspettando che qualcosa si muova.

 

I primi risultati

A distanza di quattro mesi il post ottiene dei risultati discreti: in prima pagina per la KW secca target (sugo alla amatriciana) e in prima pagina per la KW “topic” (sugo alla amatriciana cracco). Finisce in prima pagina anche per “sugo amatriciana”.

Visto che la SEO è condivisione, scrivo un post dove racconto cosa ho fatto e come. Decido di alzare il livello del test.

Mi accorgo di un EMD disponibile: il post diventa un sito monopagina.

 

L’evoluzione del test

A questo punto della storia, l’obiettivo era stabilire se un EMD potesse avere un impatto, e se sì quale, sul posizionamento del sito.

Il post, a meno della correzione di qualche refuso, non viene modificato. Per migliorarne la fruibilità da parte dei lettori viene introdotta una TOC (table of contents) che consente – grazie alle anchor interne – di raggiungere immediatamente la parte di interesse.

In questo incorro nell’errore tipico dei SEOfiti (e non solo) dimenticandomi di settare (internamente) il robot su index, follow (visto che in fase di produzione avevo lasciato tutto in noindex, nofollow). Risultato: il nuovo sito non entra in SERP e perdo tre settimane di tempo.

A distanza di quattro mesi l’EMD – e l’inesorabilità di quella che a me piace definire SEO lenta – danno i loro bei risultati. Tutte le KW piazzate precedentemente salgono in SERP e in prima pagina (alcune fra la seconda e quinta posizione), lasciandosi dietro numerosi blog di cucina.

Il sito EMD, nel giro di poco arriva in seconda pagina per il termine secco amatriciana

Mi do una pacca virtuale sulla spalla e scrivo un post di aggiornamento in cui mostro i risultati ottenuti.

 

La fine della storia: tu chiamala, se vuoi, SEOrendipità

Siamo arrivati a ottobre 2015 e, visto che il sito aveva un traffico reale nell’ordine dei 5.000 visitatori unici mensili, mi dico: ma perché non arricchire il sito e continuare a evolverlo?

E soprattutto perché non provare a monetizzare gli sforzi profusi?

Per farla breve:

  • inserisco le AdS e qualche link di affiliazione Amazon (questi ultimi li abbandonerò presto)
  • inizio ad abbozzare qualche pagina di approfondimento (sul guanciale)
  • inizio a sviluppare qualche ricetta collaterale

Nel frattempo il traffico organico, e il posizionamento, continuava a salire ed arrivavano i primi backlink spontanei (e uno “spintaneo” da Wikipedia).

Mi rendo conto che il post, enciclpoedico, era poco adatto a un pubblico alla ricerca di ricette. E se uno vuole una ricetta, la vuole subito!

Come fare? La struttura dei paragrafi aveva un suo senso e una sua logica e – sinceramente – avevo il terrore di perdere posizionamento per un riordino banale di paragrafi.

Che fare? Chiedo aiuto ai Fatti di SEO, per la verità a Emanuele Vaccari (sempre disponibile a darti una mano) che mi suggerisce di lasciare tutto com’è e di inserire una call to action con rimando immediato alla ricetta.

Soluzione, se si vuole, salomonica: ho scritto un post per il motore di ricerca e l’ho adattato (a martellate) alle esigenze degli utenti… naturalmente uno dei banner delle AdS è esattamente sulla anchor a cui rimanda la CTA. Qualcuno ha paragonato il “clicca qui” sul pulsante a ‘na finta e’ Maradona (l’autostima ringrazia).

Fu colpo di genio o paraculata? Ai post l’ardua sentenza.

Quello che posso dirvi è che, a distanza di un anno (ebbene sì, un altro anno) ho avuto i primi incassi reali e tangibili derivanti dal sito, che mi serviranno a pagarmi l’hosting e offrire panino e aranciata al Vaccari alla prima occasione utile.

E la SEOrendipità cosa c’entra? C’entra nella misura in cui, partito per un test minimale per dimostrare di saper scrivere, ti ritrovi a gestire il successo – in SERP –  e a dover prendere decisioni sul futuro, anche professionale.

Tradotto: pensavo di essere un copywriter e mi sono riscoperto SEO.

 

FINE.

Fine de che?

Monitorando (cosa che faccio ogni paio di settimane) il posizionamento delle KW, noto – un paio di giorni fa – che il tool utilizzato mi segnala un +325% di incremento settimanale del traffico.

Va beh, mi dico, sarà un bug del software.

Guardo il report delle KW e vedo che vengo segnalato primo per la chiave secca amatriciana (nelle settimane precedenti oscillavo dignitosamente fra la quarta e settima posizione, peraltro con tendenza a scendere).

Va beh, mi dico, sarà un bug del software. Ma proviamo a cercare amatriciana, così mi levo il dubbio.

Amatriciana su Google
Cerchiamo Amatriciana su Google

Porca paletta (per la verità l’esclamazione era un po’ più fallica…), sono primo per davvero!

Va beh, mi dico, ma sto navigando loggato con la mia gmail… fammi andare in navigazione anonima! Stesso risultato.

Il resto è storia recente.

Ma a questo punto è bene condividere le riflessioni che ho fatto e le domande che mi sto ponendo.

  • Evidentemente il post enciclopedico è piaciuto al motore di ricerca
  • Evidentemente le informazioni contenute sono state giudicate (algoritmicamente o da un qualitiy rater? Chissà) utili per gli utenti
  • Le informazioni microdatate sono state poste in evidenza, una parte del testo dell’articolo (non microdatata) è stata inserita nella snippet in grassetto, evidentemente perché ritenuta utile e pertinente
  • Forse che Google inizia a essere “più esigente” – in termini di informazioni che si aspetta di trovare – anche dai blog di cucina? (credo proprio di sì: cercate pasta alla carbonara, approfondite i contenuti e datevi una risposta; fossi un food blogger inizierei a pormi seriamente la domanda e forse a preoccuparmi)
  • E questa “esigenza” di Google si trasferirà anche sugli altri settori? Magari non subito, ma io credo di sì
  • Il fatto di aver inserito la possibilità di commentare tramite i commenti di Google+ ha influito sul posizionamento?
  • Il lavoro di “accerchiamento” (sempre su Google+) di una cinquantina di persone interessate ai temi della cucina ha influito sul posizionamento?
  • Il non aver fatto link building “consapevole” mi ha dato un vantaggio rispetto ad altri?
  • È pensabile applicare questo tipo di lavoro a un portale di cucina “generalista”?. Credo di sì, ma su 10.000 contenuti – in assenza di strumenti di “automatizzazione”, qui c’è molto lavoro fatto “a manina” – sarebbe una follia.

 

Conclusione e ringraziamenti

Chiudo il post, se siete arrivati fino a qui vi ringrazio, con un’immagine:

Traffico su Amatriciana
Traffico su Amatriciana

È l’andamento delle visite al sito negli ultimi 5 mesi: il picco è legato, purtroppo, agli eventi sismici del mese di agosto che hanno fatto aumentare, esponenzialmente, le ricerche (e conseguentemente gli accessi e visite), qui il posizionamento c’entra poco, ma apre una finestra sui temi dell’etica di chi fa web marketing.

Perché c’è chi cinicamente ha spinto forte sulle AdS – come dire, ne ho le prove – puntando qualche cifra in più per far comparire i propri banner.

Sarebbe stato facile integrare il sito con le notizie fresche su Amatrice e fare una sezione dedicata ai molti eventi di solidarietà a scopo di lucro: sarebbe stato facile, ma eticamente scorretto. E quindi il sito è rimasto (e rimarrà) così com’è. Credo che ciascuno di noi, quando lavora (o si diverte), debba porsi il problema della correttezza dei propri atti e comportamenti, a maggior ragione quando maneggia l’informazione.

Per la verità ci sono una serie di contenuti di approfondimento che dovrei sviluppare per incrementare l’autorevolezza del sito.

Ho già studiato intent di ricerca, traffico potenziale e individuato cosa scrivere: ho davanti a me l’elenco delle cose da fare su un foglio sul quale, in rosso, ho scritto “se non fai queste cose sei uno stronzo”. Di sicuro sono pigro da un lato e molto impegnato dall’altro. Prima o poi scriverò e pubblicherò.

Nel frattempo mi godo i miei 15 minuti di notorietà e lancio un messaggio di speranza ai SEOfiti: ragazzi, si può fare! Siate voi stessi anche sul web e Google vi premierà, se ve lo meritate.

I ringraziamenti, si diceva, tutto questo non sarebbe stato possibile senza:

  • Antonio Cinotti, che mi ha spinto a studiare la SEO e mi ha consigliato un corso online di tal Jacopo Matteuzzi (mio primo docente, a sua insaputa)
  • Le Facebook Ads tramite le quali sono finito a Bologna fra le grinfie di Giuseppe Cristofaro e Flavio Mazzanti (che mi hanno consolidato nelle mie conoscenze)
  • Francesco Margherita e il suo libro
  • I Fatti di SEO, Emanuele Vaccari e tutti quelli che non hanno paura di condividere le proprie conoscenze.
  • La mia passione per la cucina, senza la quale non avrei potuto scrivere quello che ho scritto.