La link building che non funziona

by francesco 5.8K views9

Ultimo aggiornamento 18 Giugno 2020

Mi sono stancato di restare in silenzio su questa cosa. Trascorro giornate interminabili seguendo progetti SEO come consulente, lavorando su criteri di navigazione e percorsi scansionabili a partire dallo studio dello scenario sociale di riferimento. Per capire su quali argomenti puntare nell’immediato mi occorrono ore, per determinare gli elementi cardine di un piano editoriale mi servono settimane.

link building che non funziona
link building che non funziona

No, non ce la faccio più a leggere che la visibilità si costruisce col contagocce e la calcolatrice in mano. Lo ammetto, ho un problema con l’approccio matematico all’acquisizione di link. Per renderti partecipe del mio imbarazzo, proverò a mostrarti come si muovono alcuni tra i SEO più “scientifici”, operatori che si concentrano interamente sulla costruzione del profilo di link ideale, tralasciando il resto:

 

Analisi profilo backlink concorrenti

Si prendono strumenti come Ahrefs o Majestic per sondare la quantità, la qualità e la tipologia dei link ricevuti dai principali concorrenti del progetto di interesse. A partire da qui si fanno valutazioni sulla quantità e sulla tipologia di link che sarebbe ideale ottenere. Le variabili sono:

Quantità di link in ingresso

Valore del dominio da cui arriva il link

Anchor text del link

Se i principali siti concorrenti nel mio stesso settore ottengono mediamente 7.000 link da 50 domini, con un D.A. medio di 25, allora dovrò allinearmi con questi dati, magari alzando un po’ l’asticella, diciamo fino a 7.500 da 55 domini. È un po’ di più, lascio? Ma soprattutto, che ne sa Google che la domain autority ESISTE?

 

Analisi degli anchor text

Dall’analisi di cui sopra emergeranno gli anchor text (testo del link) più utilizzati rispetto ai link in ingresso ottenuti da ciascun concorrente. Anche qui puoi individuare una percentuale (alta) di anchor text da destinare alle chiavi contenenti il brand name e una (bassa) per le chiavi di ricerca, tenendo conto che queste ultime sono quelle che spingono davvero. E mi raccomando non sgarrare con i link a chiave esatta, altrimenti Google se ne accorge.

 

Analisi degli attributi link

I link con attributo nofollow spingono in serp? Certo che no (ovvio), ma se la maggior parte dei tuoi concorrenti na hanno, allora il tuo profilo backlink risulterà più credibile e per altro i link nofollow valgono come menzione, quindi hanno comunque un senso.

 

PBN e siti web automatici

Fin qui mi dirai che le osservazioni sono legittime. Tutto sommato parliamo di costruire una serie di voti di fiducia che equiparino il progetto web di riferimento ai migliori player di settore. A questo punto c’è solo un piccolo problema da risolvere: come ottenere 7.000 link da 50 domini accertandosi che la percentuale di branded key e search key come anchor text sia bilanciata e rispondente ai calcoli effettuati a monte? E come essere sicuri che i link con attributo nofollow arrivino nelle giuste proporzioni rispetto a quelli normali?

Semplicemente, dal momento che hai calcolato tutto a monte, basta aggiungere al calcolo l’acquisto di 50 domini su cui costruire altrettanti siti web da popolare con testi, da cui far partire link che abbiano le esatte caratteristiche che servono.

50 siti web. Che ci vuole? A proposito, ce l’hai un esercito di copywriter e digital strategist per orientare i piani e le strategie editoriali di 50 siti web? No? Nessun problema, se sei già così bravo a fare i calcoli con la macchinetta, allora perché non sfruttare le tue fantastiche capacità matematiche per ideare un sistema che automatizzi tutto? Tanto Google è ancora più stupido delle persone che lo utilizzano ogni giorno. Funzionerà, garantito al limone!

 

E per finire, reindirizza tutto

L’ultimo passaggio, il climax di questa pratica avvincente che per molti passa sotto il nome di link building, per fortuna non praticato da tanti, è il reindirizzamento coatto -che in questo caso non sta per “forzato”, ma proprio per tamarro– dei 50 siti web su quello principale. Il risultato di queste pratiche produce il ban da Google per un progetto su due. Significa aziende che chiudono, persone senza lavoro… ma per 3/6 mesi va che è una meraviglia.

Se pensi che questo racconto sia una leggenda forse non sai le cose che so io.

 

Link building vs SEO biologica

Il problema di questo approccio alla visibilità organica è che si concentra unicamente su come rendere un sito web più popolare, senza curarne la qualità. Ridurre gli errori strutturali e lavorare alla costruzione artificiale dei voti di fiducia da un esterno che magari non esiste, non vuol dire fare SEO, ma prendere per i fondelli le persone. La SEO è quella che descrive Maile Ohye attraverso i canali ufficiali di Google, non quella dei link builder di mestiere.

Quando parlo di SEO biologica e del perché le mele spontanee, sebbene poche, non abbiano nulla a che vedere con quelle comprate, mi riferisco agli sforzi che troppo spesso sottovalutiamo, quelli che servono per costruire risorse di qualità.

Se nessuno ti regala un link, può darsi che il tuo sito web non li meriti. Se nessuno regala link in generale, può darsi che nessuno li meriti. Se credi di meritarli e non arrivano, sbagli qualcosa. I siti davvero meritevoli di link sono come le mele spontanee che crescono su queste campagne.

Meravigliosi e rari.